Gli animali nell’immaginario degli antichi greci e romani, al MuZoo incontro sui “miti femminili”
Chi non è rimasto, almeno una volta nella vita, suggestionato dal mito delle sirene perfide e seduttive? Chi non ha mai tremato di paura nel vedere la terribile testa di Medusa del Caravaggio avviluppata in un groviglio di velenosissimi serpenti? La mitologia ha creato personaggi immaginari capaci di imprimersi nella memoria di tutta l’umanità. Venerdì 17 marzo, alle 17, nella saletta del Museo di Zoologia e Casa delle Farfalle (via Androne 81), la professoressa Maria Teresa Di Blasi, storica dell’arte, affronterà il tema legato agli animali nei miti femminili.
L'incontro, coordinato da Fabio Viglianisi (responsabile delle attività didattiche del Museo), rientra nel ciclo "Un tè al museo - Pomeriggi di racconti e di divulgazione scientifica e ambientale al Museo di Zoologia e Casa delle Farfalle", nel quale studiosi o esperti di varie discipline affrontano di volta in volta temi scientifici o ambientali attraverso le loro osservazioni ed esperienze, si ricollega a quello sui miti maschili, tenuto venerdì scorso dal prof. Sandro Torrisi.
«Tutte le Dee dell’Olimpo avevano un animale di riferimento – premette la prof.ssa Di Blasi -: Atena la civetta, Era il pavone, Afrodite la colomba, Artemide il cervo. Il nostro viaggio ci porterà a conoscere le leggende che, a partire dalla figura maestosa della Dea Madre Mediterranea, hanno visto la presenza di molti animali. Ci sorprenderemo nell’apprendere che Elena nacque da un uovo, che Venere navigava su una conchiglia e si lasciava guidare dalle colombe, che il pavone era, in realtà, un mostro dai cento occhi. E’ tutto un mondo di immagini, di storie, di trasformazioni che ci sorprenderà ed affascinerà anche grazie alle bellissime riproduzioni artistiche realizzate nel corso dei secoli».
Un modo nuovo, quindi, per leggere i miti e un modo nuovo per accostarsi al mondo degli animali, che emerge dalla riscoperta ‘ragionata’ dei racconti mitici, che hanno precisi fondamenti sociologici e culturali, come spiega anche Umberto Eco nella sua “Storia della civiltà europea”: «Nel mondo antico in generale il rapporto della specie umana con gli altri animali è molto più stretto, sia perché gli antichi interagiscono con le altre specie assai più frequentemente, sia perché molto diverso è stato nella storia l’equilibrio ecologico che ha governato le relazioni tra città, campagne e natura selvaggia. Per questo motivo le espressioni culturali delle civiltà elleniche, dall’arte alla filosofia, dal mito ai trattati tecnici, dalla divinazione alla medicina e alla farmacopea, pullulano di presenze animali, di figure zoomorfe e teriomorfe chiamate ad operare molteplici funzioni ideologiche, sociali e comunicative». Animali abbondano dunque nelle credenze popolari, nelle superstizioni, nei proverbi, nelle favole, nei riti magici e in quelli sacri, nei miti, negli spettacoli e negli oracoli, perché il loro peso semiotico è decisamente superiore rispetto ai tempi moderni.